L'Italia dei comuni by Roberto Gervaso Indro Montanelli

L'Italia dei comuni by Roberto Gervaso Indro Montanelli

autore:Roberto Gervaso Indro Montanelli [Indro Montanelli, Roberto Gervaso]
La lingua: ita
Format: azw3, mobi
editore: BUR
pubblicato: 2009-12-31T23:00:00+00:00


CAPITOLO DICIASSETTESIMO

LA TERZA CROCIATA

La perdita di Gerusalemme aveva piombato i Cristiani in uno stato di cupo smarrimento. In Europa il cordoglio era stato enorme. Fiumi di lacrime erano stati versati nelle chiese e nei conventi. Così almeno riferiscono i cronisti dell’epoca, concordi nell’attribuire il calamitoso evento agli eccessi ai quali i Crociati s’erano abbandonati.

Come al solito, la disfatta cristiana era stata preannunciata da una serie di terrificanti prodigi. Si raccontava che quando il Gran Visir musulmano Saladino s’accingeva a varcare le mura di Gerusalemme, i monaci di Argenteuil avevano visto la luna calare sulla terra, planare sui monti della Palestina e quindi decollare alla volta del cielo. Statue di Santi e di Martiri avevano stillato sangue, un cavaliere aveva sognato un’aquila armata di scudo e di giavellotto che annunciava ogni sorta di lutti. Migliaia di Cristiani indossarono il cilicio, si cosparsero il capo di cenere, si vestirono di sacco, si sottoposero a penitenze, veglie e digiuni. Gli alti prelati diedero l’esempio. Ma poi tutto tornò come prima, e per un po’ al Santo Sepolcro non ci pensò più nessuno.

Nel 1189 il Pontefice convocò a Roma il Vescovo di Tiro, Guglielmo, e gli affidò l’incarico di predicare la Terza Crociata. Guglielmo era un uomo probo, eloquente e dotto, e quindi particolarmente qualificato a parlare in nome di Cristo. Non fu un’impresa facile persuadere gli Italiani ad arruolarsi e a combattere per una causa in cui nessuno credeva e dalla quale molti dubitavano di poter trarre qualche profitto. In Francia, Guglielmo fu più fortunato. Il Re, Filippo Augusto, era un sovrano scettico, epicureo e privo di scrupoli. Ma col Clero manteneva buoni rapporti, anche se non tollerava che esso mettesse lo zampino negli affari dello Stato. Sovvenzionava le istituzioni ecclesiastiche e pagava uno stipendio ai Vescovi, ma solo per tenerli sotto controllo. Proteggeva le arti, si circondava di filosofi e di poeti sebbene la sua cultura fosse assai modesta, e in politica era risoluto e sagace.



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